Nasce nel 1923 a Lima in Perù e muore a Roma nel 2004. Frequenta la Scuola Nazionale di Belle Arti della sua città natale e completa la sua formazione artistica lavorando presso gli studi di Victorio Macho e Jorge de Oritieza; nel 1949 si laurea all'Università di Firenze. Le sue prime personali vengono allestite a Lima (1948 e 1952) e a Parigi (1951). Nel 1952 ottiene il Premio Nacional de Escultura in Perù e vince diversi concorsi pubblici per la realizzazione di opere monumentali a Lima e a Panama. Fino agli anni Sessanta svolge l'attività di docente di scultura in patria, presso l'Accademia di Belle Arti di Lima e la Scuola di Arti Plastiche dell'Università Cattolica, nonché alla Facoltà di Architettura. Nel 1963 si trasferisce a Roma, realizzando statue per la cattedrale di Lima e una scultura rappresentante Simòn Bolivar per il Rettorato dell'Università di Caracas. Dal 1953 partecipa a numerose esposizioni internazionali nei musei e nelle gallerie di Londra, Madrid, Firenze, Roma, New York, San Paolo, Rio de Janeiro, Parigi, Città del Messico, Salisburgo; prende parte a cinque edizioni della Biennale di Venezia (1964, 1966, 1972, 1988, 1997). Nel 1967 esegue il Monumento all'Inca Garcilaso de la Vega collocato nel giardino di Villa Borghese a Roma. Nel 1971 gli viene conferito il premio della critica al Palais Royal di Anversa e nel 1973 riceve il più alto riconoscimento alla II Biennale di scultura di Budapest. Nel 1988 viene invitato alla rassegna Scultori a Brufa (Perugia), dove espone nuovamente nel 1999 e lascia alcune opere in esposizione permanente, che si possono ammirare presso le ex Scuole Elementari. Mostre recenti si sono svolte ad Osaka e Toronto (1995), Trento (1996), Roma (1999), Carrara (2000). Partito da un linguaggio realistico, attraverso un processo di semplificazione strutturale e formale, approda ad un linguaggio che coniuga rigore compositivo e complessità delle figurazioni; la concatenazione di bizzarre metamorfosi iconografiche inserite in controllate figure geometriche, trasmette le suggestioni tratte dai simboli della civiltà Andina e da una lirica ed onirica fantasia, in bilico tra Eros e Thanatos. Negli anni Novanta tocca punte estreme di Essenzialismo, senza perdere la carica simbolica ed ancestrale, geometrizzando in modo marcato volumi e superfici in un processo di verticalizzazione, in alcuni casi totemica.